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LA MIA SECONDA BETTELMATT... di Emanuele Balzarini

Mi appresto ad affrontare per la 2° volta questo trial nel bellissimo scenario, a me tanto caro e familiare, dell'alta Val Formazza, su sentieri che ho cominciato a "calcare" nel ahimè lontano 1959!

Mi cimento ancora sui più "modesti" 22km, non cedendo alle amichevoli pressioni di highlander Cesare per la 33km. A rappresentare le api giallonere ci sono, con me, Michela e Massimiliano. Nonostante le previsioni, non si annuncia nulla di buono: acqua e neve al rifugio 3A e a passo Gries.

Alle 8.30 parte la 33km; un ultimo incitamento a Cesare e alle 8.45 tocca a noi. Fa freddo (per dirlo io è tutto dire!), vento gelido contrario per tutto il primo tratto fino in fondo al lago Morasco. Attacco bene le rampe verso il Bettelmatt ma appena scollino pioggia gelata e vento mi costringono a rallentare per indossare il k-way. Prima di raggiungere il passo comincia a nevicare. Al ristoro del Gries mi rifocillo velocemente e riparto di corsa per non congelare. Da qui a capanna Corno, al riparo finalmente dal vento, si corre più su nevaio (molta più neve degli anni scorsi) che su sentiero; faccio esercizio di equilibrismo sulla neve, dove recupero, per perdere poi terreno sui falsopiani.

Al rifugio non c'è ristoro, contrariamente a 2 anni fa (gli Svizzeri han fatto orecchie da mercante, mi dirà poi uno dell'organizzazione); il sentiero ora è in leggera discesa, il tempo migliora, tolgo il k-way, corricchio, sento già la fatica per lo scarso grado di forma. Risalendo lentamente verso passo San Giacomo, un gruppo di escursionisti mi incita; saluto e ringrazio con un sorriso esclamando " ma chi me l'ha fatto fare".

Al passo c'è il secondo, e ultimo, ristoro, sono in vantaggio sulla mia tabella di marcia; a questo punto infatti, due anni fa, mi avevano già superato i primi due runners della 33km. La strada che costeggia il lago Toggia fino alla diga e al Maria Luisa non finisce mai; corro male ma riesco a correre sempre; d'ora in poi solo discesa e picchiata sull'arrivo. Ma superato il primo tornante, al primo metro di vera discesa all'imbocco del sentiero, un crampo improvviso all'interno coscia (un muscolo che non sapevo neanche di avere) mi costringe a un brusco stop. Lancio un urlo di dolore e di sconforto: proprio ora, nell'unica parte del percorso a me favorevole. Cerco di massaggiarmelo, poi lo prendo letteralmente a schiaffi e pugni per la rabbia e mi rimetto in moto. Mi duole ma migliora un po', o almeno così mi sembra. Mi rimetto a correre, sempre più forte, giù a rotta di collo, non sento più nulla se non lo speaker giù all'arrivo.

Riprendo e supero due runners che mi avevano staccato sul piano; nel superare un'escursionista, metto un piede in fallo e ruzzolo sull'erba. Mi rialzo prontamente, ormai sono arrivato, sento l'incitamento di Lucia e Lella e taglio il traguardo al 115° posto in 3h10'46", ben 12 min in meno del 2010!

E' stata durissima ma sono felice; il "chi me l'ha fatto fare" è svanito e, davanti al piatto di pasta, corro con la fantasia al 2014: avrò 65 anni, chissà che non riesca ad abbattere il muro delle 3 ore: ma Lele, questa non è fantasia, è … fantascienza.

Michela e Massimiliano li ho visti solo durante il riscaldamento, dal pronti via non li vedrò più. Massimiliano chiude al 23° posto in un eccezionale 2h26'04" mentre Michela al 74° posto in un fantastico 2h47'09": grandissima Micky!

E l'Highlander? Lo attendiamo al traguardo con la moglie e i figli; sono passate 6 ore e siamo in apprensione scrutando in alto all'imbocco della picchiata finale. Poi scorgiamo un berretto bianco, la canotta gialla; è lui. Zoppica vistosamente, il ginocchio malandato dopo la Cro Magnon gli ha presentato il conto dopo metà percorso, ma lui, incurante del servizio scopa, taglia stoicamente il traguardo: Cesare, sei un mito!

Emanuele