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Le mie Porte di Pietra... di Cesare Garberi

12 maggio 2012, ore 8 - Cantalupo Ligure (AL)
Una promessa è una promessa!
Il mese scorso avevo promesso di tingere di giallonero anche questo estremo lembo sud-orientale del Piemonte, incuneato tra Liguria ed Emilia-Romagna
Le Porte di Pietra nascono nel 2006 per iniziativa degli amici alessandrini della ASD "Gli Orsi", con l'obiettivo di sviluppare anche in Italia la pratica del trail running su lunghe distanze.

E' una gara affascinante quanto severa con impegnativi dislivelli (4100 D+), che si snoda in un ambiente appenninico avvolto da una vegetazione selvaggia.
La difficoltà della gara è amplificata dalla totale autosufficienza alimentare, in linea con molti grandi ultra-trail internazionali.

Le scelte organizzative e le peculiarità dell'ambiente hanno portato, nel corso degli anni, i migliori atleti, non solo nazionali, a misurarsi con Le Porte di Pietra, contribuendo a consolidarne il prestigio.
Arrivo il venerdì sera a Cantalupo Ligure, ritiro il pettorale e la rodata organizzazione mi indirizza al pasta party con musica in palestra, dove poi si fa la nanna con sacco a pelo e materassino (...pensare che l'ultima volta che l'ho fatto la TV era in bianco e nero!)

Così in questa già calda mattinata del sabato siamo in 308 ad attendere lo start che ci porterà a (per)correre i 71 Km previsti, che penso di poter "chiudere", con l'incoscienza (o l'arroganza?) del neofita, in circa 12 ore.

Ben presto le mie velleità si ridimensionano - o sarebbe meglio dire si schiantano - sui 5 Km di pareti rocciose che portano alla Croce degli Alpini (nella foto, 817m) con una salita mozzafiato, così come lo è il panorama sul canyon del torrente Borbera. Dopo una serie di strappi tagliagambe si scende a Roccaforte, un centinaio di metri più sotto ed 11,8 km dalla partenza, primo ristoro e checkpoint orario, dove transito con un margine di oltre mezzora sul tempo massimo.

Ingenuamente mi chiedo come mai il secondo punto di ristoro e controllo sia previsto a meno di 10 Km dal primo. Per trovare la risposta mi basta affrontare qualche rampa. Riesco nonostante tutto a conservare un buon margine di tempo alla barriera di Costa Salata. Da qui devo superare un dislivello di oltre 800 m in meno di 10 Km per raggiungere la vetta del Monte Antola (1597 m).

Seguono oltre 20 km di ininterrotti saliscendi sui brulli crinali appenninici (nella foto), con quote tra i 1500 e i 1700 m; lungo questo tracciato l'irraggiamento di un sole francamente estivo (la temperatura registrata dal mio termometro ha superato i 37°C) ed il pungente profumo dei numerosi cespugli di timo mi trasmettono la spiacevole sensazione che solo un arrosto può provare.

Riesco comunque a "gestire" oltre all'ipertermia e l'arsura - accentuata dalla luccicante vista di un lago a fondovalle - anche i successivi passaggi ai cancelli orari, sempre con un buon anticipo sul tempo limite, che mi consente non solo un adeguato "rabbocco" dei serbatoi, ma anche di sdraiarmi per un po' a terra dando sollievo a gambe e schiena.

Scalato il monte Ebro (1700 m) precipito letteralmente fino al Rifugio Orsi, in una verde vallata che fa tanto fa tanto "Heidi il tuo nido è sui monti"; approfitto dell'acqua gelata di una sorgente per rinfrescarmi la faccia...e le idee, perché all'imbrunire mi aspetta ancora una solitaria salita nel bosco per raggiungere la vetta del Monte Giarolo (1473 m)

Arrivo in cima attorno alle 21; il sole è a questo punto del tutto tramontato sull'orizzonte montuoso. Sono in movimento ormai da 13 ore. Mi preparo ad affrontare la discesa che mi porterà all'ultimo checkpoint accendendo la torcia frontale, che illumina il sentiero...e anche Luca, bresciano, veterano degli ultra-trail ma oggi in piena crisi ipoglicemica; gli regalo volentieri un paio di confezioni di gel energetici, dalle caratteristiche organolettiche disgustose ma evidentemente in grado di resuscitarlo; nel frattempo ci raggiungono Daniele - milanese, nelle gambe 4 edizioni del Passatore - fuggitivo dall'ambulanza che avrebbe dovuto riportarlo a valle dopo un malore, con il novarese Fabrizio, che scopro poi essere mio compagno di avventura al prossimo Grand Raid du Cro-Magnon.

Decidiamo di affrontare in compagnia gli ultimi 10 km di tracciato, definito dagli organizzatori "molto tecnico" (si dice così quando è ripidissimo, pieno di sassi, si scivola da bestia e, se sbagli, finisci in qualche burrone).
Ciononostante riusciamo a superare anche l'esame dell'ennesimo (sadico) controllo orario ed a percorrere i restanti 6 Km - vi assicuro i più lunghi che abbia fin qui mai misurato - per tagliare il traguardo di Cantalupo tutti insieme, con puro "spirito trail", in 15:22'...e una manciata di secondi.

Per festeggiare, nonostante l'ora tarda, nella palestra del paese mi aspettano pasta e fagioli, spezzatino & birra gelata.

Poi 155 Km di corsa nella notte, verso casa....per fortuna questa volta in auto...ed il meritato riposo
Il giorno dopo apprendo di essermi piazzato 182° su 196 classificati.

Segnalo doverosamente il podio maschile: 1° Matteo Pigoni (Atletica RCM) in 7:35:22 2° Cristiano Campestrin (Team Salomon Carnifast) in 8:03:28, 3° l'argentino Pablo Barnes (Team Salomon Carnifast) in 8:30:36

Tra le donne: 1a Patrizia Pensa (Team Tecnica) in 10:22:08, 2a Monica Penzo (Venezia Runners Atletica Murano) in 10:25:06, 3a l'inossidabile Giuliana Arrigoni (Team Tecnica) in 10:34:47
Risultati tutti notevolissimi, considerate le difficoltà del percorso ed il caldo torrido della giornata.

Ma il dato che alla fine più mi ha impressionato è il numero dei ritirati: ben 108, oltre ai 4 arrivati al traguardo fuori tempo massimo; vale a dire che 1 concorrente su 3 non è riuscito a portare a termine la gara!

La soddisfazione di essere uno dei finisher dell'edizione 2012, avendo superato una così severa selezione, non può che rinfrancare l'animo di questo attempato "absolute beginner" dell'ultra-trail

Ora il Cro-Magnon, con i suoi 114 Km e 5900 D+, mi fa un po' meno paura!

Buone corse a tutti...e a presto sui sentieri!

Cesare