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DESERT RUN... UNA BELLISSIMA FOLLIA! di Luigi Galluppi

Prima di iniziare a correre, guardando in tv quelli che correvano nel deserto, pensavo che gente così dovesse necessariamente avere grossi problemi psichici, doveva aver subito un trauma infantile o essere affetta da seri problemi di identità, e così via.

Poi ho iniziato a correre e la storia è cambiata. Due anni fa, nel sito di Terramia, ho scovato questa Desert Run, nel deserto del Marocco, corsa a tappe per un totale di 62 km. . Mi sono detto; “magari prima o poi la faccio” ed eccomi qui a raccontarvela!

Dunque. La corsa è giunta quest’anno alla 6^ edizione, organizzata (benissimo) dagli spagnoli di Sport Travel in collaborazione con Terramia e con Xaluca Group (gruppo turistico/alberghiero marocchino che si occupa anche della logistica). Numeri sempre in crescita nelle ultime edizioni (quest’anno 127 gli iscritti alla gara) e in aumento ogni anno anche gli italiani (in gara una trentina: Sardegna, Sicilia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche e un gruppetto dal Canton Ticino).

Il successo credo che sia nella formula di corsa non da “fuori di testa” (tre tappe da 15, 21 e 26 km., alla portata anche del sottoscritto), e la formula competizione/turismo che attira anche molti accompagnatori.

Arriviamo a Errachidia intorno alle 18 locali di mercoledì 8 ottobre: aeroporto letteralmente sperduto nel deserto! Aeroporto è una parola grossa: un edificio tipo viletta bifamiliare, solo terra e polvere intorno alla pista. Suonatori ad accoglierti con the verde e pasticcini (che temevo fossero “marocchini” e invece erano assolutamente commestibili !!).

All’uscita ad aspettarci 38 jeep (tra cui due fantastici Hummer2), tutti numerati e con i loghi della corsa. Lì ho incominciato a capire in che cosa mi ero ficcato! Tralascio il racconto del viaggio e dell’arrivo in albergo, anche se avrei voglia di raccontarvi alcuni aneddoti sulla guida marocchina e qualche “spetegulezz” su alcuni italiani che nel frattempo avevo conosciuto (un padovano fantastico di 70 anni con due 100 Km del Sahara alle spalle e per contro un siciliano che se la tirava da morire, poi è arrivato primo degli italiani e primo di categoria - la mia, 50/59 anni - ma comunque era antipatico).

Prima di cena ci illustrano la tappa di domani con queste premesse: è la più corta ma la più difficile! Terreno variegato con circa 2 km di dune nel finale!

Giovedì 9 ottobre ore 9.00: davanti all’albergo (immaginatevi, se potete, la situazione, ma vi consiglio di andare a vedere le foto, tra un po’, su www.carreradesertrun.com, che magari vi viene voglia di farla anche voi!) sorge d’incanto il gonfiabile della partenza. Ci siamo. Più che emozione per me è stata vera e propria “strizza”. Presentano il personaggio di spicco, Abel Anton Rodrigo, 2 volte campione del mondo di maratona, che quest’anno ha voluto partecipare, e poi si va.

Si esce dal cancello e si inizia a correre su terreno polveroso e sassoso per circa un km. Poi ci si trova davanti alle dune (ma non dovevano essere alla fine? Scoprirò poi cosa sono le vere dune!); in ogni caso soffro un po’ l’impatto con queste “collinette” di sabbia finissima, con salite brevi e abbastanza ripide e con discese molto più ripide, divertenti da affrontare lasciandosi andare. Si riprende sul terreno più solido, che cambia spesso, da piccoli ciottoli, a pietrisco, poi terra battuta, ogni tanto sabbia … tutt’intorno, veramente a perdita d’occhio, una distesa di terra senza praticamente alcuna forma di vita (visibile) se non qualche cespuglio; in lontananza le dune e quelle che sembrerebbero montagne o piuttosto altopiani. Il cielo è abbastanza limpido ma non del tutto, così il calore risulta tutto sommato sopportabile.

In ogni caso ben vengano i ristori ogni 4 km.! Vado tenendo il passo che mi sento, una volta superata l’emozione. Incomincio a fissarmi i miei “obiettivi”: uno spagnolo che corre con i sandali che chiamerò “el verde” per la maglietta (la stessa per tutti i tre i giorni !!!), i “gemelli del gol”, due italiani che corrono attaccati, chiamati così dalla moglie di uno dei due, che si fa trovare ad ogni ristoro e gli fa la radiocronaca della corsa: “Antonio è passato da 5 minuti, Valerio invece è più avanti”, Carlo, il settantenne di Padova che mi sta davanti un centinaio di metri. Arriviamo al 13° ed effettivamente iniziano le vere dune: uno spettacolo ed un incubo insieme.

Il calcolo dell’andatura va a farsi benedire; salire una duna, pur cercando di correre (non ho mai “camminato”), ti porta subito a 8’ e oltre al km.. Le discese sono fantastiche: ti lasci andare cercando di mantenere l’equilibrio, puro divertimento. Su è giù così per due chilometri, poi si torna sullo sterrato e capisco che sono vicino all’arrivo (che coincide con la partenza). Inforco il cancello e corro verso il gonfiabile a braccia alzate. La prima è fatta!! 1.32’22”: sono soddisfatto, avevo ipotizzato 1h e 35”, quindi è andata bene.

Alla sera scopro di essere 40° su 115 classificati (già 12 ritirati!) e 15° di categoria veterani B, da 50 a 59 anni. Nel pomeriggio viaggio allucinante con le jeep in mezzo al deserto, percorso sul dromedario per raggiungere le dune più belle e osservare il tramonto (ma nel frattempo il tempo è cambiato, è nuvoloso e tira un vento micidiale) e finalmente arrivo nel campo tendato dove si dormirà (anche qui tralascio i particolari della notte in tenda!).

Nel briefing ci dicono che la tappa di domani non sarà di 21 km ma di 20 (boato del pubblico!!) perché per la tempesta di sabbia hanno dovuto ripristinare una pista e quindi modificare il percorso.

Venerdì 10 ottobre ore 8.00: partenza, e quindi sveglia, anticipata dopo una notte assurda. Lo stato d’animo non è dei migliori. Ci dicono che, alla partenza faremo 200 metri in più per farci passare in gruppo davanti ad una postazione fotografica.

Così la tappa sarà effettivamente di Km.20,200 (e il mio orologio mi confermerà puntualmente tutte le percorrenze). Si parte e da subito ho conferma che c’è qualcosa che non va, non ho voglia di correre e ho mal di testa. Amen, andrà come andrà. “Barcollo ma non mollo”, recita la maglietta dei due simpaticissimi calabresi che ho davanti, la leggo e me la ripeto per tutta la tappa!

Cerco i miei obiettivi, ma non trovo “el verde”. Resisto al passare dei chilometri anche oggi su un terreno che non mi è molto confacente (mentre corro mi immagino una bella striscia di asfalto in pieno deserto: come sarebbe bello!!!). La tappa si chiude in un posto diverso dalla partenza, nel cortile dell’albergo che ci ospiterà per la notte. Chiudo in 2h 03’53” ad una media che dovrebbe essere migliore di quella di ieri anche se in realtà ho avuto sensazioni opposte. Infatti la classifica dice che ho perso due posizioni: sono 42° su 101 classificati (altri ritiri) ma sempre 15° di categoria.

Il tour pomeridiano prevede visita ad un villaggio e ad una miniera. Prima di cena mi concedo un “hamman” decisamente rilassante (se non sapete cos’è … ve lo spiegherò quando possibile!). Briefing: la tappa di domani oltre che la più lunga, sarà quella del “vero deserto” (ma perché fino ad ora dov’eravamo, a Rimini?); non ci saranno dune ma due Km alla fine (a’ ridaje!) di sabbia alta perché attraverseremo quello era il letto di due fiumi.

Sabato 11 ottobre ore 8.00: partiamo con le Jeep per raggiungere la partenza. Arrivato lì incomincio a intuire l’affermazione della sera prima. In mezzo alla piatta sterminata distesa di terra ocra e sassi grigi, ci sono: 38 jeep, un gonfiabile arancione, un centinaio di pazzi vestiti da corsa, null’altro!. E’ decisamente la più bella partenza che abbia mai visto, veramente da togliere il fiato ancor prima di correre!.

Alle 9 si parte. Per fortuna non c’è il sole, il cielo è velato da nuvole e addirittura scende qualche goccia di pioggia (!!!), la temperatura è assolutamente accettabile. Il terreno è quello per me finora migliore: bello “solido”, con molti sassi piccoli e non troppo fastidiosi. E’ veramente uno scenario mozzafiato! Si corre nel nulla, se non ci fossero i segni di calce per terra ed ogni tanto i flag banner, saresti davvero senza riferimenti. Mi accorgo subito che sto bene, riesco a tenere un buon passo, mi lascio subito dietro i gemelli del gol e Carlo (che sarà preso dai crampi), vedo, lontano ma non troppo, el verde; penso che a vederlo potrebbe essere della mia categoria e mi dico che devo assolutamente raggiungerlo. Passo i 10 in 57’ esatti: non starò andando troppo veloce? La pagherò?

Proseguo cercando di mantenere il ritmo. Fino al 16° vedo a circa 500 metri anche Francesca (una romana che lotta per il podio femminile) con uno dei due siciliani dalla maglia rossa che le fa da lepre. Capisco che sto andando ancora bene. El verde è là, non troppo lontano. Inizia anche un vento piuttosto forte e contrario, fastidioso e demoralizzante. Al 18° incomincio ad accusare la stanchezza, soprattutto mentale, perché incomincio a pensare di aver sbagliato tutto. Penso a Tato che se ci fosse mi direbbe in continuo: non mollare mai, non fare lo scemo. Gli amici servono anche quando non ci sono, perché di ristoro in ristoro mi riprendo e arrivo all’ultimo quello del 23°.

Inizia la sabbia e vedo el verde a circa 200 metri! Lui si è tolto i sandali e corre scalzo, io adotto una tecnica improvvisata ma efficace: corro a passetti cortissimi, quasi saltellando, muovendo le braccia a ritmo, a mo’ di bambino che finge di fare il treno (avete presente?). Saltello come un cretino su questa sabbia/farina, ma lo raggiungo e lo supero di qualche metro. Abbiamo superato già da un po’ il cartello dei 25, si sente il vociare del microfono all’arrivo.

El verde allunga, io non ne ho più e lo lascio andare. Mi darà 5 secondi. Prima del traguardo sono schierati dei bellissimi bambini che ti aspettano e ti allungano la mano. Ne prendo uno per mano e arriviamo insieme a braccia alzate. Il sorriso del bambino, lasciandomi la mano, non credo me lo dimenticherò mai.

Questa è stata per me la Desert Run 2014: una bellissima follia. Alla sera la classifica mi toglie anche qualche altra più piccola soddisfazione:

1. Ho guadagnato 4 posizioni!. Chiudo 38° su 99 classificati finali, in 6h 22’ 35”, sempre 15° di categoria (credo su 22);

2. El verde è si della mia categoria, ma l’ho battuto! Mi era dietro nelle prime due tappe e quindi l’ho “bastonato”!

Vince Abel Anton Rodrigo in 4h 51’ 45”. Il primo degli italiani (l’antipatico) è 4° assoluto, 1° cat. veterani B).

Scusate la lunghezza, ma dovevo proprio raccontarvela. Pensateci: l’anno prossimo potreste esserci voi!

Luigi Galluppi