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7/08/2016 44^ Caminada poi Sie' Refuge

Ma sulla Luna... Correvano i Dinosauri?

Dolomiti: patrimonio dell'umanità. È questo il paesaggio fantastico dove si svolge (e del resto si è sempre svolta…) la 44° edizione della Camignada poi siè Refuge. E, da circa le ore7:00 di domenica 7 agosto, dal lago di Misurina, Sandro (Ferrazzo) e io le "puntiamo" da vicino, molto vicino (il lago è posto a 1754m slm). Tra un'oretta circa partirà la gara… ma come siamo arrivati sino a qui?

L'idea ha messo radici l'anno scorso. Il gruppo di amici conosciuto prima sui social e poi incontrato di persona ad alcune maratone, è formato da elementi con "gusti" molto diversi in fatto di corse. Diversi di loro sono amanti dei trail e per incontrarci su un "campo" diverso è stata proposta, come prossimo raduno, una gara in Montagna. Ed è qui che ho sentito parlare per la prima volta della Camignada: è stata descritta come molto bella e alla portata di tutti. Durante i mesi successivi diversi infortuni e cause di forza maggiore hanno fatto archiviare momentaneamente l'idea. Idea che però aveva attecchito nella mia mente.

Quest'anno diversi, chiamiamoli, inconvenienti mi hanno riservato una estate "buca": la Camignada per la sua ambientazione era l'occasione ideale per sposare la corsa ad una prima piccola vacanza. Comunicata la mia idea ad alcuni amici, anche Sandro l'ha raccolta. Perché no: un bel trail allenante e poi l'occasione di visitare le Dolomiti anche nei giorni successivi, approfittando di qualche giorno di ferie.

E ritorniamo a domenica mattina. La temperatura è decisamente bassa e c'è anche un leggero venticello che aumenta la percezione del freddo. Misurina è in una conca. Il sole c'è, inizia ad illuminare le cime delle montagne che assumono colori indescrivibili. Ma giù è ancora ombra, ed il freddo persiste. Aspettiamo il più a lungo possibile prima di metterci in pantalocino e maglietta.

È quasi ora, ci cambiamo, e andiamo a ripararci dal freddo in un bar. Aspettiamo lì sino a una ventina di minuti prima delle otto. Il gonfiabile è stato issato ed inizia a formarsi una calca di persone. L'organizzazione comunica che si sono raggiunti i 1500 iscritti (limite dal quale le iscrizioni vengono chiuse). Usciti dal bar per fare un po' di riscaldamento ed usufruire un'ultima volta sei servizi igienici, incontro Annamaria, una delle persone del gruppo che raccontavo prima.

Pazzia dell'ultimo minuto, suo marito a corto di chilometri e preparazione, ha deciso di volere correre la sua prima gara in montagna, e Anna sarà la sua "guida" (folli, ne abbiamo???). Foto di gruppo di rito, ultimo allungo e poi ci apprestiamo a recarci anche Sandro ed io in prossimità della partenza. Sale l'adrenalina: non siamo qui per il tempo o per il piazzamento, vogliamo correre un buon allenamento, ma quello che si presenta dinanzi ai nostri occhi è davvero qualcosa di spettacolare. Ultimo in bocca al lupo, se non ci si incontra durante il percorso, ci rivediamo all'arrivo.

Partenza!
Si inizia tenendo sulla destra il lago di Misurina, la strada è in salita e per i primi chilometri passiamo per la SP49 con qualche breve "immersione" nei boschi per tagliare i tornanti. Costeggiamo anche il lago Antono e circa al Km 3,5 abbandoniamo la strada e l'idea che "tutto sommato" sia una corsa abbastanza semplice. Entriamo in un bosco e subito dopo pochi metri c'è da inerpicarsi aiutandosi anche con le mani. Rivoli d'acqua scorrono sulle rocce e le cosce subito bruciano per lo sforzo. Ma si continua, abbiamo appena iniziato. Sandro ed io ci ricongiungiamo, per poi perderci di nuovo dopo poche centinaia di metri. L'ascesa continua. Non siamo ancora al primo rifugio… il paesaggio intorno perde il verde dei boschi per divenire sempre più aspro e roccioso. In prossimità del Rifugio Auronzo resto di stucco: si sale su una "rampa" di pietrisco e non so come facciano le persone che mi precedono ad arrampicarsi… ma tocca anche a me.

Passi brevi, piedi ben saldi, baricentro in avanti, polpacci e gambe che urlano dal dolore. Ma ci siamo: prima timbratura di controllo e possibilità di far respirare le gambe. Siamo sopra 2300m slm. Il sole ora picchia forte, ma non si avverte il senso di afa opprimente della pianura. Bisogna proseguire più o meno a questa quota sino al rifugio Lavaredo. Sarebbe facile se non fosse per l'aria rarefatta. Ma stringi i denti e vai. Anche perché non hai tempo di pensare alla fatica: sei sulla Luna! Scenario fantastico, troneggiato dalle famose Tre Cime di Lavaredo. Vederle dal basso e poi ritrovarsi a così pochi metri, lascia senza parole. Dovreste vederlo.

La corsa continua. Si odono le grida delle aquile reali: che suono! Si passa per una "costa" della montagna non baciata dal sole. Qui si sente freddo. Spero gireremo in fretta per ritrovare i raggi delll'astro. Raggiunti i quasi 2500m si scende leggermente sino al rifugio Locatelli. Ad ogni ristoro approfitto prima del thè caldo e poi faccio incetta di anacardi e qualche pezzettino di cioccolata. Dopo un po' di falsopiano riprendiamo ad arrampicarci fino al rifugio Pian di Cengia. Lo spettacolo della natura è sempre magnifico. Capisco che non sono sulla Luna solo perché lì l'acqua e la vita non sono possibili: guardando in basso puoi ammirare fantastici laghi alpini (come quelli dei Piani) che hanno colori "densissimi", sembrano quasi dipinti coi pastelli. E poi ci sono degli animali che pascolano tranquillamente, per nulla disturbati dalla nostra presenza. Anche i turisti che incrociamo (da ogni parte del mondo dall'osservare i lineamenti) ci guardano divertiti: probabilmente non sanno della gara, ma ci sorridono e ci incitano.

Raggiungiamo quota massima sopra i 2500m slm per poi ridiscendere sino al bivio Val di Cengia… e qui iniziano i dolori per me. Una discesa che sembra una picchiata. Sul costone della montagna che ci porterà nei boschi alle sue pendici, rallento tantissimo, facendo passare diversi atleti appena il sentiero, largo poco decine di centimetri, lo consente. Sandro mi riprende, ma non riesce a staccarmi avendo anche lui timore della discesa. E così ci avviamo ad affrontare questo impervio tratto insieme. Dopo qualche chilometro, che a noi pare infinito, la discesa diminuisce pendenza, diventa per Sandro e me più corribile. Ma siamo comunque rallentati. Ci fanno male i piedi e la stanchezza inesorabile prende le gambe: sono tanti i sassi che calciamo, proprio non riusciamo ad alzare le punte dei piedi. Un paio di attraversamenti in torrenti di acqua freddissima sono un toccasana: più il sentiero spiana, più riprendiamo controllo delle gambe. E poi, eccola… per gli amanti dei trail puri è un affronto alla decenza. Per me la salvezza. Ammetto, non c'entra nulla con quanto corso sino ad ora, ma la discesa su asfalto (purtroppo una frana di un paio di anni fa ha costretto a modificare il percorso) mi fa tirare fuori le energie che credevo non avere più. E così mi metto su passo mezza maratona e raggiungo e sorpasso persone a ripetizione.

Dopo un penultimo ristoro ci immettiamo sulla pista ciclabile che collega Misurina ad Auronzo. Il sole picchia duro. Vedo la stanchezza sui volti di tutti. Immagino che anche io non sia conciato meglio. Guardo il gps: segna 28Km, ancora poco ed è finita… e poi arriva la mazzata. Un cartello avvisa che mancano 4Km all'arrivo.

Saranno pochi, ma stanchezza e sole rendono quei due chilometri aggiuntivi un muro… ma nessuno si arrende, tanto meno io. Rallento un po' il passo continuando comunque a recuperare posizioni.
3Km all'arrivo: un ponte ci porta da una sponda all'altra del fiume. Tante sono le persone che sull'attraversamento ci incitano. Allora applaudo a mia volta e un coro di "forza Giuseppe" e applausi mi regala un surplus di energie inaspettato.
2Km all'arrivo: chi mi precede, procede a passo di lumaca, mi rendo conto che anche io ho diminuito il passo di brutto, ma continuo, stringo i denti, ultimo ristoro: l'acqua anziché berla me la verso sulla testa.

Ultimo Km: chi è avanti guarda dietro. Io guardo in basso, ancora qualche posizione recuperata.
Cartello 100m: il Palazzo del Ghiaccio di Auronzo è una bolgia, traguardo, foto… sono arrivato! Dopo pochi minuti arriva anche Sandro. Siamo distrutti. Ma contenti. Abbiamo vissuto un'esperienza unica, abbiamo corso su un palcoscenico che ci invidiano in tutto il mondo.

Appena finita la gara non so se vorrò ripeterla. Questo evento ha lasciato come ricordo molto di più che un pettorale, una medaglia ed una maglietta. Di sicuro un'escursione nei luoghi in cui ho corso, con la mia reflex, mi andrebbe di farla. Ma correre no: devo prima migliorare in discesa, e poi, allora, sarò pronto per ripercorrere con le mie fide scarpette questi luoghi dove un tempo correvano anche i dinosauri. Non è di sicuro un addio… non so quando, ma ci rivedremo Camignada. La sfida a me stesse è lanciata!
Alla fine Sandro chiude la sua impresa in 3h44'24" al 155° posto assoluto. Io in 3h41'42" al 145° assoluto.

Giuseppe Digesto