Mi
appresto ad affrontare per la 2° volta questo
trial nel bellissimo scenario, a me tanto caro
e familiare, dell'alta Val Formazza, su sentieri
che ho cominciato a "calcare" nel
ahimè lontano 1959!
Mi
cimento ancora sui più "modesti"
22km, non cedendo alle amichevoli pressioni
di highlander Cesare per la 33km. A rappresentare
le api giallonere ci sono, con me, Michela e
Massimiliano. Nonostante le previsioni, non
si annuncia nulla di buono: acqua e neve al
rifugio 3A e a passo Gries.
Alle
8.30 parte la 33km; un ultimo incitamento a
Cesare e alle 8.45 tocca a noi. Fa freddo (per
dirlo io è tutto dire!), vento gelido
contrario per tutto il primo tratto fino in
fondo al lago Morasco. Attacco bene le rampe
verso il Bettelmatt ma appena scollino pioggia
gelata e vento mi costringono a rallentare per
indossare il k-way. Prima di raggiungere il
passo comincia a nevicare. Al ristoro del Gries
mi rifocillo velocemente e riparto di corsa
per non congelare. Da qui a capanna Corno, al
riparo finalmente dal vento, si corre più
su nevaio (molta più neve degli anni
scorsi) che su sentiero; faccio esercizio di
equilibrismo sulla neve, dove recupero, per
perdere poi terreno sui falsopiani.
Al
rifugio non c'è ristoro, contrariamente
a 2 anni fa (gli Svizzeri han fatto orecchie
da mercante, mi dirà poi uno dell'organizzazione);
il sentiero ora è in leggera discesa,
il tempo migliora, tolgo il k-way, corricchio,
sento già la fatica per lo scarso grado
di forma. Risalendo lentamente verso passo San
Giacomo, un gruppo di escursionisti mi incita;
saluto e ringrazio con un sorriso esclamando
" ma chi me l'ha fatto fare".
Al
passo c'è il secondo, e ultimo, ristoro,
sono in vantaggio sulla mia tabella di marcia;
a questo punto infatti, due anni fa, mi avevano
già superato i primi due runners della
33km. La strada che costeggia il lago Toggia
fino alla diga e al Maria Luisa non finisce
mai; corro male ma riesco a correre sempre;
d'ora in poi solo discesa e picchiata sull'arrivo.
Ma superato il primo tornante, al primo metro
di vera discesa all'imbocco del sentiero, un
crampo improvviso all'interno coscia (un muscolo
che non sapevo neanche di avere) mi costringe
a un brusco stop. Lancio un urlo di dolore e
di sconforto: proprio ora, nell'unica parte
del percorso a me favorevole. Cerco di massaggiarmelo,
poi lo prendo letteralmente a schiaffi e pugni
per la rabbia e mi rimetto in moto. Mi duole
ma migliora un po', o almeno così mi
sembra. Mi rimetto a correre, sempre più
forte, giù a rotta di collo, non sento
più nulla se non lo speaker giù
all'arrivo.
Riprendo
e supero due runners che mi avevano staccato
sul piano; nel superare un'escursionista, metto
un piede in fallo e ruzzolo sull'erba. Mi rialzo
prontamente, ormai sono arrivato, sento l'incitamento
di Lucia e Lella e taglio il traguardo al 115°
posto in 3h10'46", ben 12 min in meno del
2010!
E'
stata durissima ma sono felice; il "chi
me l'ha fatto fare" è svanito e,
davanti al piatto di pasta, corro con la fantasia
al 2014: avrò 65 anni, chissà
che non riesca ad abbattere il muro delle 3
ore: ma Lele, questa non è fantasia,
è
fantascienza.
Michela
e Massimiliano li ho visti solo durante il riscaldamento,
dal pronti via non li vedrò più.
Massimiliano chiude al 23° posto in un eccezionale
2h26'04" mentre Michela al 74° posto
in un fantastico 2h47'09": grandissima
Micky!
E
l'Highlander? Lo attendiamo al traguardo con
la moglie e i figli; sono passate 6 ore e siamo
in apprensione scrutando in alto all'imbocco
della picchiata finale. Poi scorgiamo un berretto
bianco, la canotta gialla; è lui. Zoppica
vistosamente, il ginocchio malandato dopo la
Cro Magnon gli ha presentato il conto dopo metà
percorso, ma lui, incurante del servizio scopa,
taglia stoicamente il traguardo: Cesare,
sei un mito!
Emanuele