È
difficile trovare le parole per descrivere le
emozioni che si sono succedute altalenandosi
in questi mesi, fino al grande giorno:entusiasmo,
rifiuto, euforia, scoraggiamento
Se
a gennaio qualcuno mi avesse detto che avrei
fatto la mia prima mezza gli avrei riso in faccia,
invece eccomi qui a raccontarla.
L'
idea di affrontarla è maturata pian piano,
vedendo i lenti, graduali e costanti miglioramenti
ottenuti, grazie anche al mio allenatore personale
che mi ha spronata, incoraggiata, sgridata (tanto!).
Fino
a dieci giorni prima della gara ho pensato tante
volte di mollare, poi sono rinsavita, non potevo
buttare via mesi di allenamento.
La
sera prima, contrariamente alla mia previsione
di "notte in bianco", ho dormito come
un sasso.
La
mattina, invece, l'agitazione è stata
tantissima, come ogni volta in cui si affronta
qualcosa di nuovo, ma l'emozione provata al
momento della partenza nel vedere un fiume colorato
di persone davanti a me
mi ha incoraggiata!
Il
percorso è stato piacevole, anche se
non facile per una principiante come me, la
temperatura gradevole,così tutto è
filato liscio fino al quattordicesimo chilometro,
quando ho cominciato a vacillare. Non mi sarei
mai ritirata, forse avrei rallentato di più,
ma Fabrizio, sempre accanto a me, mi ha continuamente
spronata a tenere duro, a volte esagerando e
prendendosi qualche parolaccia. Però
sono arrivata alla fine, anzi siamo arrivati
alla fine.
Appena
terminata la gara mi sono detta:
-Mai più nella mia vita! Chi me lo fa
fare???-
Mi girava la testa, avevo la nausea, non riuscivo
a camminare
La
cosa assurda è che due ore dopo, in auto,
sulla strada del ritorno parlavo con Fabrizio
e dicevo:-La prossima volta
-
Ma
come, ancora mesi di allenamenti, ventuno chilometri
di sofferenza, le gambe ridotte come due bastoni
e penso ad una prossima volta? Evidentemente
lo spirito del podista si è impossessato
di me!
E solo chi corre può capire.
Luana
Marzolo